Cassinetta di Lugagnano  
 
Parrocchia
Padre Ambrogio Tirelli
 
PREMESSA
La presente biografia di Padre Ambrogio Tirelli è stata rinvenuta grazie ad un viaggio di un pronipote a Magdalena del Mar in Perù.

Essendo la stessa scritta in lingua spagnola, alcuni parenti hanno provveduto alla sua traduzione; si è voluto lasciare il testo originario, comprese le abbreviazioni ed alcuni errori di stesura che non compromettono il senso della lettura stessa.

Pensiamo che sia cosa gradita far conoscere la vita di questo nostro concittadino.

R.P. Ambrosio Tirelli
Retrocediamo di alcuni anni per rivivere la figura salesiana del nostro amato P. Ambrosio Tirelli. Egli passò con noi in Perù molti anni che ora non è più possibile dimenticare. Non venne scritto nulla di ufficiale dopo la sua morte, ora con questa breve biografia, tentiamo di recuperare il tempo preparando una breve sintesi, che evidenzi i tratti salienti della sua personalità, conservando un ricordo scritto che dimostri che gli esempi che ci aveva dato allora sono validi tutt’oggi, come validi sono i suoi insegnamenti di vita.

Forse uno scrittore professionista desidera scrivere la lunga e corposa biografia sulla vita e le opere di Padre Tirelli. Noi ci accontentiamo con questa bozza di delineare brevemente il profilo che come tale sarà incompleto, ma tutto il resto lo aggiunge l’affetto che noi figli sentiamo e conserviamo per questo Padre che ci fece conoscere nostro Padre Don Bosco ed insegnarci con la semplicità con cui ha vissuto, la fermezza nelle sue convinzioni, la forza poderosa e il dinamismo l’ideale salesiano.

Padre R. A. Tirelli nacque a Cassinetta di Lugagnano in provincia di Milano, in Italia il 21 Marzo del 1873 e morì a Magdalena del Mar, Perù, il 28 Novembre del 1964.

Patriarca per età e per aver lasciato molti figli, non di carne ma figli di spirito. Fu un uomo fecondo di quella fecondità che genera gli uomini di Chiesa. Seguì i precetti della Santa Scrittura che è sarà per sempre “da mihi filios aliquim moriar”.

Schizzo della sua lunga vita e rapida visione del suo passaggio in questo mondo.

L’infanzia di Padre Tirelli è stata come quella di tutti i bambini buoni: vivace, tranquilla e allegra, uno dei suoi divertimenti preferiti era andare a giocare al Naviglio, il canale che passava per il paese dove viveva, Cassinetta, nelle vicinanze di Milano (molti dei dati che diamo sono ricordi dei fratelli che vissero con il Padre e che ascoltarono questi racconti da lui stesso). I suoi genitori erano gente semplice, di campagna, il padre di nome Giosuè e la madre di nome Rosa Gioletta. Gente abituata al duro lavoro. Questi aspetti del milanese lottatore costante e audace li conservò per tutta la vita.

La coscienza dell’uomo abituato alle responsabilità, alle continue fatiche furono le caratteristiche delineate da questo modello di uomo e di salesiano. Il contadino è di poche parole e con allegria, gran lavoratore. Padre Tirelli era il lavoro incarnato nell’uomo.

Suo padre doveva essere molto severo ed esigente con i propri figli. Non abbiamo a questo riguardo nessuna informazione. Ma sappiamo della confessione del proprio Tirelli, che era una famiglia molto stimata, non solo dagli abitanti del paese ma anche da coloro che da Milano, venivano passare le vacanze in quel paese. A quei tempi non si percorrevano lunghissime distanze per passare le vacanze, la gente lasciava le grandi città e andava nei piccoli paesi limitrofi per vivere alcune ore al contatto con la natura e concedersi una pausa delle pressanti quotidianità cittadine.

Tra le famiglie che apprezzavano la compagnia dei Tirelli, il padre spesso nominava i Duca Negri. Sarebbe interessante poter verificare a Milano che furono questi nobili ma la fretta di dare queste poche note biografiche alla stampa non ci concede questo lusso. Il padre fece i suoi studi elementari così come la prima comunione nelle scuole del paese. Il seme della vocazione del bambino Ambrosio fu la sua stessa casa, il contatto con la chiesa parrocchiale ed il suo geloso e virtuoso parroco del quale sempre conservò un ricordo incancellabile, così profondo ed emozionante che anche nell’anzianità parlando di lui si commuoveva. L’immagine di questo uomo e sacerdote secondo la volontà di Dio si fissarono nella testa del bambino che stava per aprirsi alla vita. Certamente lo influenzarono non poco nella decisione di seguire il mandato di Dio, l’esempio del padre e del fratello maggiore che furono maestri del coro della chiesa e braccio destro del parroco nell’apostolato. Ambrosio vi andava le domeniche ed era per lui un piacere servire da chierichetto quando gli altri bambini saltavano il turno. In un ambiente familiare così caloroso e cattolico e con una parrocchia che aveva come referente un parroco così apostolico, è facile capire come, potesse sorgere in un ambiente propizio e in un bambino così dotato, la vocazione al sacerdozio. E fu così. Correva l’anno 1885, e precisamente il 4 novembre, quando il parroco stesso, del quale non siamo riusciti a trovare il nome, (*) lo condusse a Torino per presentarlo a Don Bosco e lì lo iscrissero al primo anno di ginnasio. Ambrosio aveva solo 12 anni ed era la prima volta che si allontanava dal suo paese e dai suoi genitori. Egli stesso descrive questa separazione come una sofferenza inconsolabile. Oggigiorno i bambini hanno una visione più ampia e completa del mondo grazie ai mezzi di comunicazione. Per lui tutto il suo mondo era costruito attorno alla tranquillità familiare, tra la pace dei campi e tra le acque calme del suo “Naviglio”. Il volto della cara madre, quello severo ma bonario del padre, l’affetto per i fratelli andavano e venivano come in un andirivieni senza sosta, nella mente del bambino specialmente nelle ore tardive e si capiscono bene i suoi pianti tristi (come lui stesso aveva confessato). Però non si arrese. Sopportò e non chiese di ritirarsi come spesso solevano fare i bambini della sua età. Poco a poco si abituò al modus vivendi e, al contato con Don Bosco ed i suoi discepoli, alla allegria dell’Oratorio di Valdocco e dei suoi compagni, e l’insieme di queste circostanze contribuì conquistare il suo cuore e determinò la scelta di restare presso Don Bosco; scelta della quale non si pentì mai durante i lunghi 92 anni della sua vita che passò percorrendo le strade di mezzo mondo.

D’altra parte non possiamo non considerare che Don Bosco è presente nell’ultima decade della sua vita. Quando P. Tirelli entrò nell’Oratorio, mancavano tre anni prima che il maestro della gioventù intraprendesse il suo viaggio verso l’eternità. Non è necessario essere stati là per capire come questo ambiente impressionò il bambino e lo abbiamo sentito dalle sue labbra dirci che “si sentiva incatenato a quella nuova casa “. Lì trovò una famiglia tanto che gli ultimi anni di latinità, rinunciò persino a passare le vacanze al paese natale. La conquista era stata totale, mai nessuno lo avrebbe separato da Don Bosco. I fatti lo confermano. In questa nuova famiglia trovò compagni che diventarono per lui come fratelli.

(*) Presso l’archivio parrocchiale di Cassinetta si potuto risalire al nome del parroco: Don Nava Luigi.

ALTRI EPISODI DELLA SUA NUOVA VITA
Il 1° di novembre 1888 P. Ambrosio Tirelli compie il grande passo inserendosi nel gruppo che si recava a Foglizzo per cominciare il noviziato. Con serietà e sensatezza aveva maturato l’idea e cristallizzato tale proposito. Non ci dimentichiamo che Don Bosco ormai sta male e sono pochi coloro ai quali è permesso visitarlo. L’alunno Tirelli ormai in quarta ginnasio poteva avere il privilegio di confessarsi con lui padre che tanto amava. Sembra che fu proprio in quell’occasione che pronunciò quella sentenza (avveratasi in seguito): “Sarai come un gigante per le vie del Signore”.

Ricevette i voti da Don Rua il 20 ottobre 1888. Nell’ottobre 18889 Padre Tirelli entra a far parte di diritto della Famiglia Salesiana che si era meravigliosamente diffusa in tutti i continenti.

1889 termina il noviziato ed entra a far parte con i voti della casa studio di Valsalice.

Non abbiamo molte notizie di questi anni di studio, ma a giudicare dalla preparazione classica che Tirelli dimostrò, dovettero essere anni di intenso studio. Fu uno studioso di greco e latino, e di ciò sono testimoni i suoi alunni. Egli amava tanto lo studio che anche gli ultimi giorni della sua vita li dedicò al piacere della lettura classica prendendo addirittura degli appunti. Egli non aveva altri hobbi. Fu un caso più unico che raro quello di Padre Tirelli che fece lezione fino ai 92 anni. L’insegnamento era per lui la conseguenza naturale della sua passione per gli studi prediletti. Egli sentiva l’esigenza di trasmettere il suo patrimonio culturale.

Lanzo era allora come oggi un piccolo paesino e Don Bosco vi fondò nel 1864 il secondo collegio nei dintorni di Torino. Gli diede il nome di San Filippo Neri. A Lanzo arrivò anche Padre Tirelli per mettere in pratica le sue armi pedagogiche nel campo dell’insegnamento. Vi rimase per tre anni. Erano gli anni di molto lavoro, il salesiano a quel tempo doveva essere un factotum perché c’era tutto da costruire. Padre Tirelli si compiaceva ricordando la fatica estenuante e lo sforzo di quegli anni, si alzava alle quattro e mezza di mattina per correggere i compiti degli alunni e preparare la lezione. Tuttavia affermava con quella vivacità che gli era propria che il lavoro non aveva mai ammazzato nessuno. E lui ne era la prova. Tutte queste esperienze non furono che la preparazione alle lunghe giornate che seguirono e ai diversi luoghi del mondo dove operò come glielo aveva già preannunciato Don Bosco: ”Sarai come un gigante per le vie del Signore”.

PER LE VIE DEL MONDO
Prima di riuscir a terminare il suo tirocinio pratico a Lanzo, è destinato dai suoi superiori a Orano in Algeria. La permanenza di Padre Tirelli in Africa ricopre un periodo alquanto lungo, undici anni (1893-1904). Mentre lavora, studia teologia. La sua formazione fu solida. Non tralasciò niente nessun mezzo che avrebbe potuto essere usato da un maestro di Dio competente, per lottare e portare la parola del Signore. Ma quale fu esattamente la sua attività? Occuparsi dell’Oratorio della domenica, insegnare, predicare e lo studio della lingua francese che padroneggiò perfettamente; ed in seguito quando verrà fondato il primo noviziato in Africa, insegnerà filosofia ai preti che stanno per terminare il loro noviziato. Nel frattempo Padre Tireli continua i suoi studi di teologia e riceve gli ordini. Il 30 maggio 1895 diventa chierico e riceve i quattro ordini minori. Il 4 giugno del 1896 viene ordinato sottodiacono e il 19 dicembre dello stesso anno si avvicina sempre più al sacerdozio, diventando diacono. Poco a poco stava raggiungendo la sua meta: le sue aspirazioni nate nel caldo ambiente familiare di Cassinetta, favorite dalla conoscenza del burbero parroco, saranno poi coronate dall’ordinamento sacerdotale. “Chi l’avrebbe mai detto che quel contadinello, dai limitati orizzonti paesani avrebbe ricevuto gli ordini di sacerdote in Africa terra immensa aperta a tantissime possibilità?” Il 29 giugno 1897 Monsignor Geraldo Soubrier lo ordinava sacerdote diventando così ministro del Signore per sempre.

La presenza dei missionari stranieri ad Algeri che a quel tempo era possedimento francese, non era visto di buon occhio. Con rassegnazione anche se con molto dolore dovette cedere e lasciare il paese. Tutto ciò accadde alla fine del 1903.

La seconda tappa del lungo pellegrinare Padre Tirelli lo porta in Lusitania. Il Portogallo era a quei tempi un paese ancora instabile, un gran numero di giovani vivevano per strada ed il lavoro di quelli che volevano aiutarli era tanto. Ma questo non fu un ostacolo per lui, anzi, e vi rimase dal 1904 al 1910, anno in cui nuovamente gli fu chiesto di intraprendere un nuovo viaggio. In Portogallo svolse diversi ruoli di responsabilità dedicandosi completamente all’opera e al paese, imparandone usi e costumi, e diventando parte di esso.

Nel 1910 la monarchia portoghese cade e viene sostituita da una repubblica ispirata dal liberalismo. Il re fuggì in esilio a Londra e tra le prime disposizioni del governo vi furono quelle contro i religiosi, che furono espulsi dal paese e le loro dimore e chiese aperte. Per la seconda volta doveva lasciare il lavoro e il paese al quale si era abituato, prepara di nuovo le valigie mentre gli risuona nelle orecchie la frase di Don Bosco: “Sarai come un gigante per le vie del Signore” e si rimette in viaggio

Ma un altro periodo felice lo aspetta. Una breve sosta in Francia, alcuni giorni trascorsi in Svizzera e finalmente l’Italia, per visitare i familiari e gli amici, la sosta presso la tomba di Don Bosco per rafforzare lo spirito e giurare fedeltà a Maria Ausiliatrice davanti la sua immagine taumaturgica, ricordo dei suoi anni giovanili. Poi alla volta della Spagna. Aveva 37 anni e da ben 17 non era rientrato in Italia, quella era la prima volta. Non era lo stesso di prima i suoi orizzonti si erano ingranditi, la sua anima oramai era temprata dal lavoro duro di tutti i giorni e il cuore era abituato alla sofferenza. Il suo apostolato in Spagna (1911-1923) lascerà impronte profondissime. Lì formerà uomini che diventeranno pionieri dell’esercito salesiano, ed il suo ricordo rimarrà vivo per intere generazioni.

La sua missione in Spagna era terminata si lasciò l’Europa dietro le spalle ed ecco che il nuovo lavoro lo vede impegnato in due paesi latinoamericani: il Brasile (1923-1932) ed il Perù (1932-1964). La sua prima missione fu per un breve periodo a Campinas. Ma lui già sapeva che la sua vita sarebbe stata di girovago, doveva andare e venire, cambiare diversi incarichi e mansioni, spostarsi da un posto all’altro, cambiare addirittura continente essere praticamente a disposizione dei superiori e delle loro decisioni.

L’ispettorato di Perù e Bolivia non aveva un maestro di novizi, era deceduto da poco P. Arato. Fu così che Don Ricaldone vide in P. Tirelli l’uomo adatto per quell’ufficio, già svolto in Africa, Portogallo e Spagna. Gli anni di ispettorato aggiunsero al bagaglio di esperienza una fonte di inestimabile ricchezza che gli tornerà utile nella nuova missione che è chiamato a svolgere: avrà molto tempo da dedicare al nuovo ufficio, la Divina Provvidenza aveva scelto per lui un periodo di 32 anni ancora da trascorrere a Magdalena del Mar. Da lì non si posterà più, non attraverserà più oceani, non cercherà altri continenti, ma continuerà a percorrere come un gigante le vie del Signore così come gli aveva predetto Don Bosco.

P. Tirelli credeva fermamente nella forza di volontà e soprattutto aveva una fede che lo faceva andare avanti anche nelle imprese più disperate.. Quanti salesiani ci sono a questo mondo che devono a lui e alla pazienza l’essere arrivati dove sono arrivati! Alla fine non faceva altro che imitare l’azione di Dio.

CONFESSORE
Per tutti trentadue anni di servizio P. Tirelli era stato anche confessore dei fratelli di Magdalena del Mar, gli aspiranti ed i preti. Confessava specialmente uomini e giovani e molti sacerdoti in cerca di conforto chiedevano di essere confessati da lui.

Don Bosco fu un gran confessore e non c’è dubbio che P. Tirelli che fu un figlio prediletto, lo ereditò dal Padre.

LO SPIRITO DI LAVORO
Quando abbandonò l’insegnamento ai novizi, il direttore della Casa gli propose di dare lezioni di latino ai novizi aspiranti del quinto anno e di greco a un’altra classe. Inutile dire che accettò con molto piacere. Aveva da poco compiuto i 78 anni. Continuò l’insegnamento fino a qualche mese prima della sua morte. Deve essere stato in caso unico, insegnò fino ai 92 anni preparandosi con gran zelo alle lezioni e correggendo i compiti degli alunni con molta attenzione.

Non vi è dubbio che la dedizione di P. Tirelli allo studio, agì da sprone a tutti gli alunni aiutandoli ad affrontare gli studi in modo serio e coscienzioso. Possiamo senz’altro affermare che P. Tirelli non era capace di perdere tempo. Non era capace di percepire la vita in un altro modo. Il dovere era per lui un piacere per dire una passione, non aveva mai preso vacanze da quando lavorava a Magdalena del Mar.

Don Bosco era morto raccomandando ai suoi figli il lavoro. P. Tirelli ci parlava spesso del lavoro che bisognava compiere, ma più che le parole, contavano i fatti la sua vita intera. Fu un discepolo così coscienzioso che fino all’ultimo giorno della sua vita seguì l’insegnamento del Padre.

UOMO DI PREGHIERA
La vita di P. Tirelli fu lunga e piena di preoccupazioni di ogni sorta. Viaggiò molto, ricoprì molti incarichi, fece la conoscenza di molti uomini, ebbe la fiducia di Don Bosco e dei suoi superiori, ma quello che di lui più si avvalora è l’intensità della sua vita interiore di uomo consacrato.

Capì che il costante contatto con Dio per un sacerdote fa sì che questo venga rivestito come di una “trascendenza divina”.

P. Tirelli non era però un oratore brillante, parlava molto lentamente, ponderando le parole, ma aveva sempre argomenti molto validi. Non aveva una passione particolare per l’arte oratoria. Ma la fede e la convinzione di ciò che predicava, affascinavano e inducevano all’azione.

DATE COMMEMORATIVE
Nozze di diamante (29 giugno 1957)

Sessant’anni di sacerdozio è certamente una cosa rara, e P. Tirelli li festeggia ancora in pieno possesso delle sue forze fisiche. La cronaca della casa ci informa che: “29 giugno, festa di San Pedro è la data delle celebrazione delle nozze di diamante di P. Tirelli”.

Non ci soffermiamo della celebrazione dei suoi 70 anni di attività visto che P. Tirelli riuscì a celebrare i 75. Anche in quell’occasione ci furono festeggiamenti e onorificenze, ricevette un cablogramma dal Papa, S.S. Giovanni XXIII, datato 11 ottobre 1959, che dice: “Augusto Pontefice in occasione del suo settantacinquesimo anniversario di attività religiosa le invia i suoi ringraziamenti e le conferisce la benedizione apostolica”.

I 90 anni. 21 marzo 1963
Nei giornali di Lima escono diversi articoli su Padre Tirelli come ad esempio questo: “Il Padre salesiano più anziano di tutto il Perù ricorda quando conobbe Papa Leone XIII; Il sacerdote amico di Don Bosco è maestro del seminario di Magdalena. Il sacerdote che fu testimone dei miracoli compiuti da Don Bosco compie 90 anni e arrivò in Perù nel 1932”.

Tutti senza eccezione lodano il magnifico lavoro dell’umile sacerdote. Missionario esemplare che ha passato quasi tutta la sua vita fuori dalla sua patria e specialmente qui in Perù, formando salesiani e dedicandosi al ministero pastorale.

75 anni di operato
Nel marzo del 1964 P. Tirelli compiva 92 anni. La sua vita continuava tranquilla, aspettava le confessioni dei salesiani e degli aspiranti, e partecipava alla vita della comunità, andava anche a teatro e al cinema ed aveva un gran appetito. Spesso diceva: “Prendo quattro medicine al giorno, la colazione, il pranzo, la merenda e la cena!”, durante la pausa lo si vedeva conversare e raccontare aneddoti; recitava il suo breviario regolarmente, cantava la messa ogni giorno, era ancora un uomo in pieno possesso di tutte le facoltà fisiche e mentali. Era quel gigante che non aveva mai disatteso le profezie del Padre.

La prima professione di P. Tirelli durò tutta la sua vita. Non prese i voti con tentennamento. Era l’11 di ottobre del 1889, ed erano già passati 75 anni, durante i quali tutti i giorni piano piano andava con i quaderni e i libri sottobraccio, a fare lezione di latino. Era l’inno vivente dell’ideale di Don Bosco: “Lavoro, lavoro, lavoro. Il lavoro e la temperanza faranno fiorire la congregazione”.

LA MORTE
Il 28 novembre 1964 alle 9,35 di mattina, si spense quel cuore che per tanti anni aveva percorso instancabile le vie del Signore.

Tutta la stampa di Lima elogiò la figura di P. Tirelli, di salesiano e sacerdote. Dio lo chiamava a sé a 92 anni di cui 67 dedicati al sacerdozio e 79 dedicati a Don Bosco (1885-1888 come alunno, 1888-1964 come salesiano).

“Liberamente tratto da “Biografia di Padre Ambrogio Tirelli 1873-1964” gentilmente messo a disposizione dalla Sig.ra Garavaglia Rita in Sgarella”.

Repossi Ruggero 20 aprile 2003